di Cosimo Damiano Coretti, consigliere CONAF
La sicurezza alimentare non è altro che la possibilità di garantire “sempre e incondizionatamente” un prodotto alimentare sano da un punto di vista igienico-sanitario, nutrizionale ed organolettico. Sicurezza alimentare dunque sinonimo di “qualità”. Qualità intesa come aspettative e esigenze del consumatore che oggi assume anche il significato di salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio in cui si produce. Per ottemperare a queste esigenze occorrono procedure operative di produzione atte a garantire la salubrità dei cibi, a preservare l’ambiente e il paesaggio, sistemi di monitoraggio e controllo che a loro volta verifichino la conformità delle stesse procedure nella fase applicativa. Il percorso necessario per raggiungere questi obiettivi si articola attraverso:
• l’applicazione su tutta la filiera del quadro normativo alimentare (comunitario e nazionale);
• la piena consapevolezza da parte della produzione della propria e diretta responsabilità nei confronti del consumatore attraverso politiche parallele alle attuali di sostegno e riorganizzazione aziendale;
• l’esecuzione di appropriati controlli ufficiali coerentemente con la conoscenza della realtà produttiva di riferimento, interventi di qualità e competenza professionale;
• l’attivazione di sistemi e misure che prevengano efficacemente le emergenze sanitarie in qualsiasi punto della filiera;
• una campagna comunicativa indirizzata al consumatore che sia puntuale, chiara e inequivocabile e che possa agevolare scelte consapevoli in linea con le proprie necessità.
Nondimeno, vi sono anche altri aspetti che possono contribuire a migliorare la qualità in senso lato. “Qualità” come detto vuol dire soddisfare le aspettative dei consumatori. Per i prodotti agricoli, la qualità che si intende ottenere si riferisce alle caratteristiche del prodotto, quali i metodi di produzione utilizzati o il luogo di produzione, che il produttore desidera far conoscere e che il consumatore vuole conoscere. Inoltre, i consumatori sono sempre più attenti al contributo dato dall’agricoltura alla sostenibilità, ai cambiamenti climatici, allo sviluppo, alla biodiversità, al benessere degli animali e alla gestione della risorsa idrica. Attualmente quello che si è fatto a livello normativo è indirizzato esclusivamente, come è giusto che sia, a garantire cibi sani, invece poco si è fatto, per salvaguardare il reddito degli agricoltori ed evitare lo spopolamento delle campagne, soprattutto di quelle cosiddette “aree svantaggiate” (montagna, colline e aree marginali) che paradossalmente sono quelle a più alto valore storico-culturale e paesaggistico del nostro territorio.
Non ci può essere cibo e cibo sano disponibile per tutti, qualità dell’ambiente e del paesaggio, se non ci sono più gli agricoltori con le loro aziende e soprattutto se questi non sono supportati da professionisti competenti che possono dare loro i giusti orientamenti produttivi in linea
con richieste normative del settore, con quelle del consumatore e del mercato. Nel senso più ampio della parola la “qualità” non è mai un caso ma è sempre il risultato di uno sforzo intelligente (John Ruskin, citazione). Nella direzione auspicata sembra andare il pubblicando regolamento detto “Pacchetto Qualità”. Si tratta di un regolamento sui regimi di qualità dei prodotti agroalimentari che prevede l’accorpamento in un unico testo della disciplina dei sistemi di certificazione DOP, IGP e STG; inoltre prevede:
• lo snellimento delle procedure di registrazione DOP e IGP (da 12 a 6 mesi per l’esame delle domande di registrazione);
• l’attribuzione agli Stati membri dell’UE dell’obbligo di mettere in atto ex-officio adeguate azioni amministrative e giuridiche al fine di prevenire o fermare l’uso improprio delle
indicazioni DOP e IGP. In sintesi gli Stati membri dell’UE dovranno vigilare/monitorare e far rispettare le denominazioni protette provenienti dagli altri Paesi;
• il mantenimento delle STG, riservandolo ai soli prodotti trasformati e registrati con riserva del nome. Previsto, inoltre, un periodo transitorio per quelle senza riserva di nome (es. la “mozzarella” e la “pizza napoletana”). Il nuovo regime tutelerà, oltre ai metodi di produzione tradizionali, anche le ricette;
• il riconoscimento dei ruoli e delle responsabilità dei cosiddetti “gruppi” (es. consorzi di tutela) i quali potranno sviluppare attività connesse alla sorveglianza in merito all’effettiva protezione delle denominazioni registrate, alla conformità della produzione al relativo disciplinare, all’informazione e alla promozione delle denominazioni registrate e in generale a qualsiasi attività mirante ad accrescere il valore delle stesse e l’efficacia dei regimi di qualità. Inoltre è previsto che gli Stati membri possano incoraggiare la formazione ed il funzionamento dei gruppi sul proprio territorio.
Tali attività non dovranno comunque determinare comportamenti
anticoncorrenziali;
• l’inserimento della cioccolata tra i prodotti di qualità;
• la possibilità di indicare in etichetta i marchi d’area e i marchi
collettivi geografici;
• la creazione dell’indicazione di “Prodotti di Montagna” con lo scopo di consentire agli agricoltori di montagna di promuovere meglio il valore aggiunto dei loro prodotti, così come anche quelle delle isole, grazie a indicazioni facoltative di qualità quali ad esempio “prodotti dell’agricoltura di montagna”.
Le motivazioni e gli obiettivi di tale proposta sembrerebbero, finalmente, essere indirizzati al miglioramento del reddito degli agricoltori nonché alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio. Infatti, nella relazione introduttiva, si fa esplicito riferimento agli agricoltori e ai produttori di
prodotti agricoli che stanno subendo una forte pressione competitiva determinata dalla riforma della politica, dalla globalizzazione, dalla concentrazione del potere contrattuale nel settore del commercio al dettaglio e infine dall’attuale situazione economica. Si riconosce la qualità e la varietà delle produzioni agricole e come queste rappresentino un punto di forza e un vantaggio competitivo importante
per gli stessi agricoltori dell’Unione. Naturalmente gli agricoltori, soprattutto quelli italiani, potranno continuare a produrre una così vasta e diversificata gamma di prodotti di qualità solo se gli sforzi saranno equamente ricompensati e se la comunicazione agli acquirenti e ai consumatori delle caratteristiche dei propri prodotti avvenisse in condizioni di concorrenza leale e con una corretta identificazione. Il regime di norme proposto nel “Pacchetto Qualità” potrebbe dunque contribuire a ricompensare gli sforzi dispiegati dai produttori cosiddetti di “qualità” e avere ricadute positive per l’economia rurale, in cui il settore agricolo ha un peso economico notevole e i costi di produzione sono elevati.
Questo nuovo pacchetto di norme potrebbe essere in grado di fornire un contributo e un completamento alla politica di sviluppo rurale e alle politiche di sostegno dei mercati e dei redditi nell’ambito della PAC; quindi potrebbe fornire un contributo notevole alle aree in cui il settore agricolo ha un peso economico più rilevante. Le norme del presente regolamento non coinvolgono in alcun modo la legislazione sui vini, vini aromatizzati, l’agricoltura biologica e le regioni ultraperiferiche. Nella stessa direzione è orientata la politica specifica del CONAF, portata avanti, attraverso il lavoro congiunto dei Dipartimenti Sicurezza Alimentare, di cui il sottoscritto è coordinatore, e Agricoltura Sostenibile (Dott. Antignati), con diversi progetti legati al:
• riconoscimento della centralità della nostra figura professionale all’interno della complessa filiera agroalimentare, con compiti specifici di garanzia igienico-sanitaria delle produzioni agricole (alimenti per il consumo umano e i mangimi). Il progetto è stato presentato come tesi congressuale, nel 2009, al nostro XII Congresso nazionale svoltosi a Reggio Calabria, alla tavola rotonda sull’agroalimentare, nel 2010, all’interno del XIII Congresso nazionale svoltosi sulla “Via Emilia” come relazione introduttiva (Dalla terra alla tavola: professionalità per la sicurezza, la qualità e la salute dell’agroalimentare) e – nel settembre 2012 – al V Congresso mondiale degli agronomi (Quebec City – Canada) all’interno del workshop su qualità e sicurezza alimentare, con la relazione dal titolo “From farm to fork: a profession at the center of the food chain”;
• direttiva 2009/128/CE sull’ ”Uso sostenibile degli agrofarmaci/pesticidi” con diverse proposte, formalizzate ed inviate, agli organismi istituzionali preposti (Ministero Ambiente e MIPAAF) alla formulazione del decreto legislativo applicativo. Formulazione di una relazione sottoforma di proposte emendative all’Atto di Governo n. 479 (bozza di decreto applicativo) presentata in audizione parlamentare specifica, prima, davanti alla XIII Commissione Permanente dell’Agricoltura della Camera dei Deputati (12 giugno 2012) e dopo alla IX Commissione Permanente dell’Agricoltura della Camera del Senato (10 luglio 2012). Entrambe le Commissioni hanno pubblicato le rispettive conclusioni, seppur non vincolanti per l’iter governativo d’approvazione del decreto, in cui vengono accolte tutte le nostre proposte emendative al relativo decreto attuativo.
• organizzazione e gestione di una rete (CoNEF – Coordinamento Nazionale Emergenze Fitosanitarie) di dottori agronomi e dottori forestali esperti in fitoiatria i quali, nell’ambito dello svolgimento della professione nel settore della difesa delle piante, nei boschi, nei vivai, nelle aziende agricole, in ambito urbano, mettono volontariamente a disposizione della collettività la propria competenza e professionalità con lo scopo di fornire un concreto supporto informativo ai SFR (Servizi Fitosanitari Regionali) circa la presenza di organismi nocivi alle piante cui il nostro Paese, per favorevoli condizioni pedo-climatiche e turistiche, è particolarmente esposto e vulnerabile; una vera e propria “Protezione Civile” per le emergenze fitosanitarie. A tal scopo è stato realizzato ed è on line all’indirizzo www.servizioconef.conaf.it, un portale web suddiviso in diverse sezioni con la carta d’Italia e l’individuazione dei componenti CoNEF, la scheda dettagliata dell’emergenza con ampia documentazione fotografica, il sistema informativo territoriale con base dati aggiornabile dagli esperti CoNEF, sulla reale presenza e diffusione delle emergenze fitosanitarie, il forum specialistico suddiviso in sezioni (una per ciascuna Emergenza fitosanitaria più una “generalista”) con moderatore che smista le segnalazioni o richieste agli esperti, la sezione normativa, news, eventi, corsi, convegni
aventi attinenza alle materie trattate. Anche questo progetto è stato presentato al Congresso mondiale degli agronomi all’interno del workshop su sviluppo sostenibile e agricoltura, con la relazione dal titolo “The CoNEF Project: a network of agronomists and foresters expert in plant defense all together to form an emergency agency for phytosanitary problems”. Sicuramente quello che si è messo in moto a livello Politico e soprattutto a livello di Politica UE va nella direzione auspicata. Il pubblicando “Pacchetto Qualità” e la logica ispirativa della nuova PAC ne sono la prova lampante; laddove invece si chiede un maggiore coraggio, è alla Politica nazionale e alle istituzioni preposte e coinvolte nel legiferare, gestire e garantire la sicurezza alimentare oltre che quella ambientale. Coraggio da intendersi come maggiore e diretto coinvolgimento dei portatori d’interesse e soprattutto di noi “professionisti dell’agricoltura” nel favorire scelte oggettive e in linea con le esigenze della UE, del mercato e del consumatore; il riconoscimento ufficiale del nostro ruolo centrale nella filiera agroalimentare potrebbe essere certamente il primo passo in tale direzione. Ne è prova la recente pubblicazione del D.lgs 14 agosto 2012 n. 150 (attuazione della direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi) e del relativo PAN di prossima
emanazione, su cui nessun portatore d’interesse e né tantomeno la nostra categoria professionale ha potuto ad oggi “offrire” il proprio supporto di conoscenze, in una materia così delicata e complessa e soprattutto di notevole specificità, che ci coinvolge direttamente da un punto di vista professionale e che coinvolge l’intera collettività (sicurezza alimentare, salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio).
NORME DI COMMERCIALIZZAZIONE DEL PACCHETTO QUALITÀ – La proposta di regolamento recante modifica del regolamento (CE) n. 1234/2007 è volta a semplificare le norme di commercializzazione ed estende l’obbligo dell’indicazione in etichetta del luogo di produzione, in funzione delle specificità di ciascun settore agricolo. Le norme di commercializzazione vigenti continueranno ad esistere e si potranno razionalizzare mediante un meccanismo uniforme che prevede una delega di poteri alla Commissione, conformemente al Trattato di Lisbona (“atti delegati”), adeguando le specifiche tecniche alle concrete realtà locali. Ai prodotti per i quali non esiste una norma di commercializzazione specifica verranno applicati i requisiti di base. La Commissione propone inoltre di estendere le disposizioni settoriali (sempre con “atti delegati”) relative all’indicazione del luogo di produzione, tenendo conto delle specificità di ciascun settore e delle esigenze dei consumatori in materia di trasparenza. Uno dei primi settori presi in esame sarà il settore lattiero-caseario.