Intervista al presidente di Confagricoltura Mario Guidi
Quali prospettive per l’agricoltura italiana in relazione alla nuova PAC sul tema dell’innovazione e del trasferimento alle aziende agricole?
Ricerca e innovazione possono avere un ruolo importante nel raggiungimento di uno degli obiettivi della Pac, che è l’aumento della produttività agricola. La stessa Commissione europea ha giustamente promosso un Partenariato europeo per l’innovazione (PEI) tra gli strumenti per attuare la strategia di Lisbona “Europa 2020”, dedicato alla produttività e alla produzione agricola con metodi sostenibili. Il PEI si configura come una rete tra imprese e altri soggetti protagonisti del mondo della ricerca e dell’innovazione, comprese le organizzazioni agricole di rappresentanza, e ci auguriamo possa effettivamente diventare un modello integrato tra mondo scientifico, accademico, istituzioni e imprese, per un reale progresso del sistema agricolo verso nuovi traguardi.
Quanto arriva della ricerca in agricoltura alle aziende agricole oggi e se vi siano prospettive di miglioramento?
In Italia il rapporto tra ricercatori e impresa è stato lasciato alla buona volontà dei singoli e quindi è stato del tutto episodico. è invece necessario che il mondo produttivo sia collegato in maniera strutturata a chi fa ricerca, sia nella fase della creazione dell’innovazione, raccogliendo le istanze le istanze degli imprenditori, sia in quella, importantissima, della divulgazione e della diffusione delle innovazioni, che spesso in agricoltura non sono commerciali e quindi hanno ancora di più bisogno di essere conosciute e diffuse. Per fare questo non servono risorse, ma solo indirizzi politici per ricostruire un rapporto che è venuto meno nel tempo e che invece è essenziale per costruire una rete di conoscenze al servizio della crescita e dell’occupazione.
Qua’è il rapporto fra innovazione e mercato in generale? Ed in particolare quali sbocchi di mercato per le nuove produzioni o prodotti?
In tutti i settori è scontato che la ricerca debba migliorare i processi e i prodotti, debba aumentare la competitività e aprire a nuovi mercati. In agricoltura, invece, la ricerca è stata soprattutto indirizzata verso modelli produttivi più sostenibili. E questo ha prodotto risultati importanti. L’agricoltura oggi è già protagonista della green economy proprio attraverso le innovazioni di processo e di prodotto (si pensi all’enorme sviluppo delle rinnovabili), mentre ha bisogno di nuove scoperte nel campo dei mezzi tecnici e del miglioramento genetico, per prodotti sempre più vicini alle esigenze del cliente e del consumatore. Se la ricerca si concentrerà sulle reali esigenze delle imprese in funzione del mercato, ci saranno certamente maggiori opportunità per le nostre produzioni.
Rapporto Confagricoltura e professionisti anche nella prospettiva del trasferimento dell’innovazione?
La collaborazione con i professionisti non solo è auspicabile, ma è fondamentale per avviare quel processo virtuoso di avvicinamento tra ricerca e imprese. Inoltre occorre investire di più nel collegamento tra enti ed istituti di ricerca, imprese ed altri soggetti, come le rappresentanze delle professioni, che possono svolgere un positivo ruolo meta-direzionale per lo sviluppo dellinnovazione. Poiché, complice la scarsa dotazione finanziaria, lattività dei centri di ricerca rischia di concentrarsi sulle opportunità di finanziamento più che sulle esigenze delle imprese, che rimangono inespresse. A tale
riguardo vanno meglio utilizzati i contratti di rete coinvolgendo non solo gli imprenditori agricoli, ma anche gli investitori privati.