di Graziano Martello, consigliere CONAF
Nei territori della montagna alpina ed appenninica, si sono sviluppate negli ultimi anni, attività che potremmo definire secondarie ma che in alcune realtà assumono risvolti sempre più importanti dal punto di vista economico. Si tratta di attività legate al turismo ed al tempo libero, che interessano in maniera specifica le superfici “forestali”, interagendo con la foresta e determinandone richieste d’uso non tradizionali, tali da rendere necessario un approccio normativo e regolamentare tutto da definire. Fino ad oggi le attività turistiche avevano interessato i territori “aperti” attraverso insediamenti o strutture dedicate, che hanno determinato un consumo di territorio, con “usi del suolo” alternativi e legati alle attività tradizionali attraverso fenomeni di coesistenza e/o di sostituzione. Villaggi turistici, alberghi, seconde case, infrastrutture sciistiche e sportive in senso generale. Alla monocultura turistica – per l’estate: aria fresca, pura, passeggiate, prodotti secondari del bosco (funghi, piccoli frutti); per l’inverno: sci (soprattutto alpino) – si va sostituendo una serie di attività che determinano un uso più intenso del tempo libero stesso. Questo è comprensibile anche in relazione alla mutata (ridotta) durata dei periodi di vacanza, al diverso livello di vita del cittadino medio e, non ultimo, alla crisi economica dell’ultimo periodo. Il turista trascorre un periodo più limitato nei luoghi di vacanza, ma richiede un uso più intenso.Quali sono queste nuove attività ed in che modo interessano la professione di dottore agronomo e dottori forestale? Si tratta di attività sempre nuove, legate molte volte all’inventiva dei singoli operatori, per cui è difficile farne un elenco coordinato. Fra le attività “ludico-sportive” che vengono esercitate nelle aree turistiche sono presenti: arrampicata su roccia e ghiaccio; biciclette anchediscesa (downhill); cani da slitta; escursionismo; freeride; giochi all’aperto (giochi di guerra); orientering; parchi avventura; racchette da neve; sci; sci alpinismo; sentieristica; slitte; speleologia; torrentismo. Alcune di queste attività necessitano di una regolamentazione e di una delimitazione territoriale che presuppongono un assetto programmatorio, non ancora codificato nei vari livelli di pianificazione territoriale. Dal punto di vista del diritto, inoltre, il più delle volte le proprietà dei terreni appartengono a soggetti non interessati dalle attività, vuoi perchè pubblici, vuoi perchè non presenti (terreni estremamente parcellizzati, con molti comproprietari, molti all’estero) e con limitazioni d’uso (usi civici, regole, comunanze). È naturale che la professionedel dottore agronomo e del dottore forestale sia interessata trattandosi di attività che si svolgono sul territorio e determinino l’uso delle risorse naturali; oltretutto sono determinanti aspetti urbanistici, paesaggistici, ambientali ed estimativi. Il Dipartimento Foreste ed Ambiente del CONAF sta portando avanti un’indagine conoscitiva nelle diverse realtà regionali italiane, con l’obiettivo di giungere ad un documento di indirizzo, che fornirà la base per la formulazione degli standard prestazionali sul tema. Alla luce di questa attività ed in attesa di una codifica, che le Amministrazioni interessate (Regioni e Provincie Autonome) stanno predisponendo, proponiamo uno schema di approccio metodologico, peraltro testato in alcune situazioni concrete. La tendenza dei promotori delle iniziative e dei costruttori-installatori è quella della banalizzazione delle problematiche (urbanistiche, ambientali e civilistiche): ci troviamo così, il più delle volte, a dover intervenire su situazioni difficili, con aspetti pregiudiziali e con rapporti fra le parti interessate, ormai compromessi. In effetti gli interventi necessari per queste attività sono alquanto limitati, almeno ai sensi del DM 380/2001 e smi, e con ridottissime trasformazioni dello stato dei luoghi. Abbiamo, tuttavia, un complesso rapporto con il sistema territoriale: accesso ai luoghi (parcheggi?), esclusività d’uso, necessità di cartellonistica illustrativa ed informativa. Un esempio su tutti: posto che si possa percorrere un sentiero con la bicicletta, è possibile indicare un senso di percorrenza? Nel caso del downhill (discesa con le biciclette) questo diventa estremamente pregiudizievole, in quanto come posso impedire ad un escursionista generico di percorrere lo stesso sentiero? È ovvio, quindi, che dovremmo trovare degli accorgimenti e dei percorsi metodologici che, in attesa di normative valide a livello nazionale o regionale, permettano di predisporre in modo opportuno tali percorsi. Un corretto percorso metodologico dovrebbe considerare questi aspetti ed avere i seguenti contenuti: definizione dell’aspetto urbanistico (NTA, compatibilità); definizione dell’aspetto paesaggistico; definizione dell’aspetto ambientale (rete natura 2000, modalità di gestione forestale); disponibilità dei terreni (usi civici, servitù); valutazione economica (indennità, canoni); convenzioni (soggetti interessati, durata, modalità); specifiche tecniche degli elementi costruttivi; regolamento d’uso (comportamenti, limiti); responsabilità civile (soggetti interessati, accompagnatori, assicurazioni). Gli strumenti tecnici da impiegare ed il grado di definizione degli aspetti progettuali saranno rapportati al sistema territoriale ed all’importanza economica degli interventi e delle attività. A volte potrebbe essere opportuno proporre delle varianti urbanistiche (con procedure semplificate, dove possibile), altre volte è sufficiente un’adeguata convenzione. Riteniamo quindi che sia importante che tutti gli aspetti sopraindicati vengano presi in considerazione, anche se in modo non rigido ma adeguato alle specifiche realtà e situazioni.