«Italia, Paese virtuoso ma viviamo periodo di contrazione tecnica e di risorse»

agrometeorologia

Intervista di Cristiano Pellegrini a Federico Spanna – presidente Associazione italiana di agrometeorologia

Qual è il contributo dell’agrometeorologia per la qualità e sicurezza alimentare?
Tutte le recenti normative europee, italiane e regionali attribuiscono un grosso peso alla qualità alimentare ed alle tecniche ed agli strumenti per il perseguimento della sicurezza alimentare ed agroambientale. Tra di essi vi sono anche importanti supporti di natura agrometeorologica. Alla base della lotta integrata di molti processi produttivi in agricoltura vi è la conoscenza dei dati meteorologici al fine di orientare le tecniche di gestione delle colture. I tecnici e gli agricoltori hanno la possibilità sia di conoscere i dati meteorologici di
base sia di consultare le informazioni meteorologiche previsionali. Tali informazioni sono ritenute oggi essenziali per la corretta applicazione delle tecniche di difesa fitosanitaria e di produzione integrata delle coltivazioni.
Quali sono gli strumenti per la gestione integrata e difesa fitosanitaria delle colture?
Oltre ai dati di base esistono ormai strumenti di tipo modellistico che utilizzando i dati delle centraline di rilevamento, li trasformano in output matematici che in molti casi consentono di stimare, simulare e prevedere lo sviluppo di una coltura o di limitatori naturali. I tecnici devono imparare ad utilizzare tali supporti comprendendone il significato e adattando opportunamente le informazioni da essi derivanti al territorio od alla situazione di loro competenza. Naturalmente i modelli possono essere anche di tipo fisico previsionale oppure riferirsi a rischi di tipo biotico o abiotico. I modelli possono essere piuttosto semplici di tipo empirico , oppure modelli molto complessi. Esistono anche modelli utilizzabili per la razionalizzazione dell’uso dell’acqua o delle risorse necessarie alla coltivazione e possono costituire importanti supporti alle decisioni per effettuare le scelte migliori di conduzione colturale in un determinato periodo. Il Piano di Sviluppo Rurale e il Piano di azione nazionale sull’uso dei fitofarmaci prevedono il ricorso a tali supporti per la razionalizzazione dell’uso delle risorse e per l’applicazione delle moderne tecniche di produzione integrata e biologica.
L’Italia quanto ha investito in questo settore? E le regioni più virtuose quali sono?
L’agrometeorologia ha avuto un forte sviluppo negli ultimi trent’anni anni, ma soprattutto negli ultimi due decenni si è avuta una contrazione dei servizi e delle strutture. Indubbiamente negli anni 90 e 2000 c’erano molte più risorse a disposizione ed era maggiormente strutturata una rete di assistenza tecnica in grado di recepirne le potenzialità a livello regionale. Oggi che è arrivata la normativa che ci impone di utilizzare questi supporti, assistiamo, paradossalmente, ad una fase di contrazione sia in termini di risorse che di supporti da un punto di vista tecnico. Attendiamo il nuovo PSR per capire però l’entità delle risorse che saranno destinate ad un settore in cui, sono convinto, ci siano ancora ampi margini di sviluppo. Molte regioni sono state assai virtuose negli anni scorsi ed hanno sviluppato importanti strutture e servizi. Per citarne solo alcune ricordiamo, non in ordine di importanza, l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Abruzzo, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, il Trentino Alto Adige, la Puglia, la Sardegna, la Sicilia, la Basilicata, il Veneto, la Calabria, le Marche. Adesso però tutti soffriamo e bisogna anche dire che molte professionalità maturate negli anni sono state un po’ messe da parte.
Quanto sono importanti innovazione e tecnologia?
L’agrometeorologia ha due anime: quella della ricerca affidata agli enti di ricerca come Università, CRA e CNR e quella dei servizi che devono raccogliere le elaborazioni della ricerca e tradurla in servizio per l’agricoltore. In molti casi anche parte della ricerca è effettuata a livello di sevizi regionali. Innovazione e tecnologia sono la base per poter far crescere il sistema e permettere di trovare soluzioni e allestire supporti per affrontare i numerosi problemi che in ogni stagione affliggono il produttore. Molti risultati della ricerca e molte applicazioni tecnologiche sono già pronte per essere utilizzate e tradotte in servizi, magari previo adattamento alla realtà agricola locale,ma purtroppo le risorse umae e finanziarie sono spesso scarse sia per le fasi di sviluppo che di applicazione. Un tassello di enorme importanza risiede poi nella divulgazione e nell’aggiornamento. In questo contesto l’importanza degli ordini professionali come quello dei dottori agronomi e dei dottori forestali assume un ruolo strategico. Poter contare su una rete di professionisti a supporto delle aziende è un grandissimo patrimonio. Un valore che però ha necessità di essere costantemente aggiornato e formato per arrivare alla creazione di una vera e propria rete di assistenza tecnica. In “tempo di pace” dovremmo poter provvedere all’allestimento di attività di previsione e prevenzione attraverso la creazione di strutture e servizi in grado di fornire i supporti essenziali al comparto agricolo per gestire le situazioni di emergenza ordinaria o straordinaria. Uno di questi aspetti risiede proprio nella formazione e aggiornamento dei tecnici e dei consulenti aziendali. E su questo stiamo lavorando insieme al CONAF.
Quanto e in che modo possono incidere i cambiamenti climatici?
Per prima cosa quando parliamo di cambiamenti climatici dobbiamo dare la giusta informazione. In genere l’informazione che viene maggiormente recepita è una tendenza al riscaldamento globale che porterà nei prossimi anni ad aumenti più o meno consistenti della temperatura media. Attenzione ! E’ importante sempre sottolineare che si tratta pur sempre di una tendenza e che nel frattempo si possono verificare anomalie climatiche anche molto intense di segno opposto. Negli ultimi anni abbiamo proprio assistito all’aumento di fenomeni estremi assolutamente opposti tra loro. Stagioni molto fredde intercalate a stagioni molto calde, eventi pluviometrici intensi e persistenti seguiti da periodi assai siccitosi. Questa situazione, che a seconda delle zone del Paese può assumere maggiore o minore importanza e frequenza, non deve portare a stravolgimenti nella nostra agricoltura, ma azioni di mitigazione ed adattamento. Di fronte al riscaldamento in atto, alle anomalie climatiche, è evidente che è necessario sviluppare le attività di programmazione e pianificazione agricola, bisogna rimanere sempre molto attenti e acquisire tutte le informazioni per orientare le proprie scelte. Il compito di chi ha a vario titolo una qualche responsabilità, deve essere quello di proseguire nelle ricerche,
adottare un’adeguata pianificazione, realizzare servizi e aiutare a gestire gli effetti di un clima bizzarro. L’agricoltura italiana non ha bisogno di essere rifatta, ma di essere governata.

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