di Salvatore Maurello – Dottore Agronomo
E’ trascorso più di un secolo da quando il frate Clemente Rodier iniziò la diffusione del Clementine in Algeria. In Calabria la diffusione iniziò negli anni ’50. L’apirenia, la facile sbucciabilità, la deliquescenza degli spicchi, le poche ghiandole oleifere e l’equilibrato rapporto tra gli acidi e gli zuccheri ne hanno determinato un rapido successo commerciale facendo raggiungere alla coltura, in un arco temporale limitato, superfici ragguardevoli. Oggi la Clementinecoltura rappresenta per la Calabria un settore produttivo di notevole importanza. Tale importanza deriva non solo dalle quantità prodotte ma anche dal livello di occupazione generato dalla coltura . Nell’ultimo decennio (2002-2012) la Calabria ha innalzato la sua quota di produzione di Clementine sul totale nazionale della coltura passando dal 64% al 76%, detenendone il primato con una produzione 4.857.000 q.li. Anche per la superficie coltivata a Clementine la Calabria registra nell’ultimo decennio un trend positivo rispetto alla superficie nazionale della coltura passando dal 46% al 64%; attualmente in Calabria la superficie agricola coltivata a Clementine è pari (dati Istat) a 17181 ha. Tale superficie, insieme alle quantità prodotte, sono in grado di generare un potenziale monte-ore di lavoro pari a 10.308.600. Nel 1997 la Clementine di Calabria ha avuto il riconoscimento comunitario di Indicazione Geografica Protetta (IGP) (Reg. CEE 2325 del 24.11.97). All’interno del gruppo OP Sibarit – Osas – Campoverde Spa, attraverso cui passa una parte rilevante della storia del’associazionismo e valorizzazione della produzione delle Clementine prodotte in Calabria, l’intero ciclo produttivo è sottoposto a controllo tecnico per salvaguardare la salute dei consumatori e l’ambiente. I tecnici, che quotidianamente operano in campo, sono supportati da un sistema informatico, capace di tracciare i controlli e le prescrizioni tecniche effettuate per ciascuna azienda associata.