Sicurezza e gestione del territorio – Coltiv@laProfessione //www.af-online.it Solo un altro sito WordPress Sun, 07 Jan 2018 03:55:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.5.32 Protezione Civile e Conaf siglano protocollo per prevenzione rischi naturali //www.af-online.it/dipartimento-protezione-civile-e-consiglio-agronomi-e-forestali-siglato-protocollo-per-prevenzione-rischi-naturali/ Thu, 30 Jan 2014 11:14:09 +0000 //www.af-online.it/?p=333

Siglato a Roma un protocollo d’intesa fra il Capo del Dipartimento della Protezione Civile prefetto Franco Gabrielli e il presidente Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali (CONAF) Andrea Sisti.

Obiettivo del protocollo d’intesa – della durata triennale – è quello di incentivare forme di collaborazione tra la Protezione Civile Nazionale e il CONAF attraverso i suoi 14 dipartimenti per il raggiungimento degli obiettivi di comune interesse nel campo della previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi naturali, in particolare in relazione alle competenze e peculiarità della professione dei dottori agronomi e dei dottori forestali declinate nell’Ordinamento professionale(sistemazioni idraulico-agrarie; incendi boschivi; stime danni a fabbricati rurali, infrastrutture, aziende agricole, allevamenti; etc.).

 

«I professionisti dell’uso del territorio – ha sottolineato il Capo del Dipartimento della  Protezione Civile Franco Gabrielli – rappresentano un patrimonio di competenza ed esperienza capillarmente distribuite. Possono dare un grande contributo alla costruzione della cultura del rischio che rappresenta un elemento fondamentale per la tutela dell’intero Paese. A fare la differenza, nel sistema di Protezione Civile italiano, è proprio l’impegno delle più diverse professionalità, sia nel pubblico che nel privato, tanto nella quotidianità della propria professione quanto nella straordinarietà dell’emergenza».

 

«I professionisti dottori agronomi e dottori forestali italiani – ha affermato Andrea Sisti, presidente CONAF – metteranno a disposizione le proprie esperienze e professionalità per supportare la protezione civile del paese in fase di prevenzione e gestione del territorio agro-forestale, e saranno di sostegno nelle emergenze del Paese».

 

AI fine di assicurare il pieno svolgimento del presente protocollo viene istituito un apposito Gruppo di lavoro finalizzato alla definizione delle intese operative, al coordinamento e verifica periodica delle attività. Il Gruppo di lavoro viene coordinato da un rappresentante del Dipartimento e sarà composto da tre rappresentanti per ciascuna delle parti. I rapporti tra le due amministrazioni saranno tenuti, per il CONAF, dalla vicepresidente Rosanna Zari, coordinatore dipartimento comunicazione e promozione professionale; per il Dipartimento, l’ing. Silvano Meroi, direttore dell’Ufficio rischi idrogeologici e antropici.

Il Dipartimento ed il CONAF, si impegnano ciascuno per la propria competenza, a promuovere l’informazione delle attività e «a promuovere – ha aggiunto Rosanna Zari, vicepresidente CONAF -altrettanti protocolli d’intesa fra le rispettive articolazioni regionali e/o omologhe strutture regionali anche al fine di promuovere, a livello locale, analoghe intese».

 

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Alluvione Sardegna, subito 16milioni di euro di aiuti diretti //www.af-online.it/alluvione-sardegna-subito-16milioni-di-euro-di-aiuti-diretti/ Wed, 04 Dec 2013 11:40:27 +0000 //www.af-online.it/?p=308 images «Abbiamo pagato oggi attraverso Agea oltre 16 milioni di euro per gli aiuti diretti Pac a favore di quasi 9.000 agricol]]> images«Abbiamo pagato oggi attraverso Agea oltre 16 milioni di euro per gli aiuti diretti Pac a favore di quasi 9.000 agricoltori sardi colpiti dall’alluvione. Un intervento immediato sul quale abbiamo lavorato fin dalle prime ore dopo la tragedia. Come annunciato, stiamo anche collaborando con le autorità regionali per attivare i fondi del Programma di sviluppo rurale da destinare agli interventi a favore degli agricoltori che hanno subito danni. Stiamo in particolare cercando soluzioni per risarcire i danni subiti dai beni strumentali distrutti e dal patrimonio zootecnico perduto. Continuiamo ad operare con determinazione per tutelare il comparto agricolo sardo, che deve ripartire quanto prima». Così il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, annuncia il pagamento da parte di Agea del saldo domanda unica 2013 a favore di 8.988 beneficiari, dei 60 comuni colpiti dall’alluvione in Sardegna, per un importo di €.16.630.824,13. È stato inoltre stabilito un calendario d’azioni condiviso tra Agea, Sin e Regione Sardegna, da attuarsi in tempi molto ridotti, con uno stanziamento ulteriore ad immediato e diretto beneficio degli agricoltori, attraverso l’attuazione di alcune misure del Psr. ]]> Alluvione in Sardegna, testimonianza da un territorio spazzato via dalla furia dell’acqua //www.af-online.it/alluvione-in-sardegna-testimonianza-da-un-territorio-spazzato-via-dalla-furia-dellacqua/ Thu, 28 Nov 2013 17:59:15 +0000 //www.af-online.it/?p=278 FOTO AZARA A 10 giorni dall’infausto lunedì 18, dopo innumerevoli riunioni a tutti i li]]> di M. Raimondo Azara, dottore agronomo

FOTO AZARAA 10 giorni dall’infausto lunedì 18, dopo innumerevoli riunioni a tutti i livelli, si comincia a delineare un quadro più preciso degli effetti devastanti derivati dalla piena improvvisa della serata di quel giorno. Oltre ai danni infrastrutturali, enormi, si comincia a censire lo stato delle aziende agricole,alcune,per altro, non ancora facilmente raggiungibili. La stima fatta a caldo il giorno 19 novembre si è confermata congrua per i capi di bestiame (500 pecore,80/100 bovini e 200 suini); mancano ancora conferme significative per gli arboreti,per gli impianti e per le strutture aziendali. I frutticoltori lamentano, oltre la perdita del prodotto, la totale distruzione degli impianti irrigui,delle recinzioni e un generale stato di sofferenza, soprattutto negli agrumeti, a causa del perdurante ristagno idrico. Le organizzazioni di categoria si stanno attivando per la stima dei danni nelle aziende e anche i privati,pur con la prudenza legata a quanto diremo dopo, stanno interpellando i professionisti di fiducia. Non è ancora chiaro infatti se, come in passato, le aziende non iscritte agli elenchi ufficiali e condotte da imprenditori non professionali saranno escluse dagli aiuti. Nel 2008, molti conduttori non professionali videro aggiungersi al danno anche la beffa delle parcelle pagate ai tecnici per la redazione delle perizie. È di oggi la notizia che la Regione Sardegna pubblicherà i moduli per aziende e privati necessari alla denuncia e quantificazione dei danni.

Torpè ha un territorio di 9.200 ettari circa,di cui nella piana circa 700 ettari,la gran parte irrigui. Ha, inoltre,un patrimonio zootecnico di circa 15.000 capi ovini,600 bovini,600 suini e 6/7000 animali di bassa corte (avicoli). I danni al bestiame sono gravi ma,date le circostanze,abbastanza limitati. Le aziende ,soprattutto agrumicole, invece lamentano i danni detti in premessa e sono  di particolare gravità, in quanto l’ubicazione,golenale o perigolenale, delle stesse è a ridosso degli argini realizzati a suo tempo e recentemente “restaurati”. Ebbene,la rottura in più punti degli argini o,laddove hanno resistito, il superamento degli stessi(argini) dall’imponente onda di piena ha investito con potenza inaudita e con una massa di acqua e fango valutata il 35 milioni di metri cubi,tendo presente che una parte è rimasta invasata nella diga di Maccheronis. La massa d’acqua formatasi nel bacino in breve tempo( est.flash mob), è stata stimata in oltre 50 milioni di metri cubi.(3.500 mc./sec). Facile immaginare le conseguenze sulle colture e sulle strutture,completamente sommerse,e non solo. Le foto allegate testimoniano eloquentemente l’accaduto, e sono solo una piccola, benché emblematica, parte del tutto. Non si contano le costruzioni,magazzini e ricoveri per macchine e attrezzature,che hanno subito danni ingenti; emblematica, al riguardo, l’immagine di un tronco d’albero ancora adagiato sul tetto di una casa colonica a Posada. Quanto appena descritto riguarda anche il confinante territorio di Posada,3.300 ettari di cui 700 nella piana, dove la piena ha completato l’opera, avviandosi al mare, non sottraendosi all’impegno di trascinare via oltre un chilometro del tracciato della storica statale 125 “Orientale Sarda”. Fortunatamente,solo in pochissimi casi,le abitazioni ospitavano permanentemente le famiglie degli agricoltori,la più parte vive nei centri abitati di  Torpè e Posada e si sposta giornalmente in azienda,altrimenti il bilancio,già disastroso, sarebbe stato ancor più tragico di quanto già non sia per le vite perdute. Mi voglio, volutamente, esimere da considerazioni che possano richiamare responsabilità dell’accaduto; c’è già un’inchiesta delle Procure, ma voglio ancora una volta evidenziare, non senza vena polemica,l’annosa e reiterata, forse perché siamo meno numerosi, questione del mancato coinvolgimento della nostra categoria ogni qualvolta si interviene sul territorio e si assumono decisioni cogenti sull’utilizzo dello stesso. Dopo secoli,nelle zone agricole, in virtù di una malintesa gestione del paesaggio, le poche costruzioni assentite,dopo innumerevoli e defatiganti  trafile burocratiche, devono essere ubicate nelle parti basse delle aziende, laddove in situazioni simili maggiori sono i pericoli. Forse perché, essendo la Sardegna un’isola che tutti dicono bella, gli agricoltori non possano godere di tale bellezza se,per fortuna,dal proprio fondo si vede anche il mare. Per loro è vietato.

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«Siamo il Paese delle frane e ogni secondo occupiamo 8 metri cubi di suolo» //www.af-online.it/siamo-il-paese-delle-frane-e-ogni-secondo-occupiamo-8-metri-cubi-di-suolo/ Thu, 28 Nov 2013 17:54:00 +0000 //www.af-online.it/?p=285 B. De Bernardinis ISPRA A Intervista al Presidente ISPRA Bernardo De Bernardinis per AF – Dottore Agronomo Dottore Forestale 1) Presidente D]]>

B. De Bernardinis ISPRA AIntervista al Presidente ISPRA Bernardo De Bernardinis per AF – Dottore Agronomo Dottore Forestale

1) Presidente De Bernardinis, quale è lo stato di salute del territorio italiano dal punto di vista del dissesto da frana?

L’Italia, con oltre 487.000 frane, è uno dei paesi europei maggiormente colpiti, insieme agli altri stati della regione alpina, alla Norvegia e alla Turchia. Questo è ciò che ci evidenza l’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) realizzato dall’ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome, Progetto che, censite le frane relative al periodo 1116-2007, è la banca dati più completa in materia esistente in Italia, per il dettaglio della cartografia delle frane (scala 1:10.000), e le informazioni ad esse associate (tipologia di movimento, danni, ecc.). I dati, grazie all’adozione di una metodologia standardizzata di lavoro, sono omogenei e confrontabili a scala nazionale. L’Italia presenta un’esposizione ai fenomeni franosi particolarmente elevata, a causa delle sue caratteristiche geologiche e morfologiche (il 75% del territorio nazionale è infatti montano-collinare).

2) Da alcuni anni l’Italia è sempre più alle prese con disastri ambientali, frane, smottamenti. Oltre alle piogge, ci sono a suo avviso altre cause?

Oltre alle precipitazioni, che sono certamente le cause più comuni per l’innesco dei fenomeni franosi, i fattori antropici come gli scavi, i tagli stradali, il sovraccarico degli edifici sui pendii, le perdite da reti idriche o fognarie e la mancata manutenzione delle opere di difesa del suolo, hanno assunto negli ultimi 50 anni un ruolo significativo nel determinare un peggioramento delle condizioni di stabilità dei versanti. Tornando alle precipitazioni, quelle brevi e intense possono determinare l’innesco di fenomeni rapidi e superficiali quali le colate rapide di fango e detrito e gli scivolamenti di suolo anche detti soil slip mentre quelle eccezionali e prolungate causano generalmente la riattivazione di frane su litologie prevalentemente argillose e con una superficie di scivolamento più profonda, come ad esempio nell’Appennino emiliano. Tuttavia, dal punto di vista del danno conseguente, sono soprattutto l’esposizione del territorio, dimentico della pericolosità dei fenomeni franosi e la vulnerabilità dello stesso che giocano un ruolo determinante. Il nostro è un Paese in cui vengono occupati ogni secondo 8 m2 di suolo dallo sviluppo territoriale, coinvolgendo anche aree di pregio collinari e di bassa montagna.

L’intervista completa è pubblicata su AF (numero 3/4 2013)

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Alluvione in Sardegna, viaggio a Torpé (Nu) //www.af-online.it/alluvione-in-sardegna-viaggio-a-torpe-nu-2/ Wed, 27 Nov 2013 18:00:33 +0000 //www.af-online.it/?p=242 Nel monitoraggio in corso in tutta la Sardegna, da parte dei dottori agronomi e dottori forestali, fin dalle prime ore dopo l’alluvione del 21 novemreb, gravi danni all’agricoltura e alla zootecnia sono stati rilevati nella zona del nuorese, a Torpé, uno dei comuni più colpiti dall’alluvione. Il comune ha un territorio di 9.200 ettari, di cui 700 ha. nella piana, la gran parte irrigui. E’ attivo un patrimonio zootecnico di circa 15.000 capi ovini, 600 bovini, 600 suini e 6/7000 animali di bassa corte (avicoli). «I danni al bestiame sono mediamente gravi – sottolinea il dott. agronomo Raimondo Azara – ma considerato ciò che è successo anche in questa zona, si potevano temere danni ancora maggiori. Va detto che ancora la stima è assolutamente parziale, in quanto molte aziende non sono state ancora raggiunte e alcune non sono raggiungibili. Per ora pochi allevatori hanno già segnalato perdite di capi; si può ipotizzare, per i dati in possesso al momento, la perdita di 500 pecore, 100 bovini e 200 suini».

Zona della Piana devastata – Più gravi sono i danni alle molte aziende frutticole della Piana, come in un’azienda con serre dove si è registrata anche una delle sedici vittime. La piana è interessata soprattutto da coltivazioni arboree (agrumicoltura e olivicoltura) nonché orticoltura in pieno campo (per 360 ettari). Le aziende sono dotate di impianti di irrigazione e ben organizzate, spesso con strutture di buon livello. La furia dell’acqua ha travolto ogni cosa compromettendo per il momento la stagione in corso e in molti casi anche le future annate, basti solo pensare ai rischi derivanti dal permanere del ristagno idrico negli agrumeti. Gli impianti – aggiunge Azara – non esistono più e sarà necessario riparare i gravissimi danni alle strutture e riorganizzare tutta la produzione. Una stima sommaria del settore agricolo si può attestare ad oggi tra 20 e 30 milioni di euro, solo per il territorio di Torpè».

 

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Alluvioni, la pianificazione territoriale tenga conto delle piogge //www.af-online.it/alluvioni-la-pianificazione-territoriale-tenga-conto-delle-piogge/ Thu, 21 Nov 2013 10:30:51 +0000 //www.af-online.it/?p=213 di Ettore Crobu, Presidente della Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Sardegna

A proposito degli avvenimenti recenti possiamo dimostrare che non si tratta di eventi eccezionali, si tratta di piogge convettive che si verificano in particolare nelle aree orientali e meridionali dell’isola e non sono prevedibili. Qualsiasi studio dell’uso del suolo dovrebbe prendere in considerazione questo dato pluviometrico che può raggiungere anche punte di 600 mm/giorno e 200-300 mm in un’ora. Se si osservano i dati delle stazioni metereologiche dell’area si nota che le precipitazioni ogni anno si discostano dalla media nella misura del 100% o più. Questi fenomeni pur essendo conosciuti non sono mai stati presi in considerazione nella pianificazione territoriale. Tutti gli interventi nel territorio vengono eseguiti tenendo in considerazione la media della serie storica delle precipitazioni e non la precipitazione massima rilevata nel tempo. Le conseguenze sono visibili da tutti: fenomeni erosivi molto intensi nelle aree a forte pendenza senza alcuna sistemazione idraulica per la difesa del suolo. Le direttive regionali non prevedono l’obbligatorietà delle sistemazioni idrauliche per garantire la stabilità dei versanti. In Italia esistono importanti tradizioni sulle coltivazioni in collina (terrazzamenti, lunettamenti) e pianura, con sistemazioni idrauliche che durano per secoli, come avviene in Toscana e in Liguria; l’efficacia degli interventi è legata alla presenza dell’uomo nelle campagne e conseguentemente al governo del territorio. Il suolo è un bene comune e come tale va difeso e garantita la conservazione per le generazioni future. La Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali ha manifestato questi problemi e preoccupazioni sin dal 1961; come ha riferito dal Prof. Angelo Aru, in occasione di un evento che colpì la Sardegna meridionale, a Uta furono misurati oltre 900 mm in una giornata. Il suolo va difeso e tutelato in quanto è il mezzo più importante per la regimazione dei deflussi, più è evoluto, maggiore è la quantità di acqua che può trattenere pere cederla ai fiumi e alle falde. L’interazione suolo pianta rappresenta l’elemento principale per la stabilità dei terreni e per la regolarità del deflusso idrico; Il miglioramento della permeabilità delle superfici favorisce la penetrazione delle acque negli strati inferiori e limita lo scorrimento. In Sardegna sono numerosi gli studi e le ricerche fatte in questo campo, Progetti CNR, Progetto Medalus dell’UE cui hanno partecipato università e istituti di tutta la comunità europea, organizzazione di numerosi convegni, trasmissioni televisive, pubblicazioni senza però aver avuto riscontro sull’applicazione dei risultati ottenuti. Il problema del degrado e degli eventi alluvionali che spesso comportano perdita di vite umane, come è avvenuto in questi ultimi anni e giorni, è sostanzialmente dovuto all’uso irrazionale del suolo e all’inadeguato governo del territorio. Le recenti politiche comunitarie adottate nel campo agricolo stanno portando ad un impoverimento delle aziende agricole ed un progressivo abbandono delle campagne. Molti progetti vengono realizzati senza un supporto tecnico scientifico reale. Vedasi a tal proposito il miglioramento dei pascoli, la forestazione produttiva, la rete viaria di terzo livello ecc. Oltre al danno c’è lo spreco delle risorse naturali che abbiamo l’obbligo di conservare per le future generazioni. È strano che mentre le popolazioni del mondo aumentano, contemporaneamente diminuisca una risorsa come il suolo che deve produrre beni di prima necessità per l’umanità. In quest’ottica il suolo deve essere considerato un bene comune. Per quanto attiene il limite di edificabilità di 150 metri dalle fasce pluviali, bisogna considerare che le aree che insistono sulle alluvioni recenti devono essere tutelate integralmente senza limiti, le alluvioni recenti sono le normali casse di espansione di fiumi e torrenti per cui non sono edificabili per l’alto riconosciuto rischio di inondazione; sono le aree con i suoli più fertili adatti alla coltivazione della gran parte di colture erbacee ed arboree. I suoli più importanti per l’agricoltura devono essere tutelati ed utilizzati per fini agricoli, si tratta di una risorsa limitata, irriproducibile per cui hanno una funzione paesaggistica ed economica importante e strategica.

 

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Alluvione Sardegna: prezzo troppo alto pagato ad una gestione del territorio inadeguata //www.af-online.it/alluvione-sardegna-prezzo-troppo-alto-pagato-ad-una-gestione-del-territorio-inadeguata/ Thu, 21 Nov 2013 10:28:27 +0000 //www.af-online.it/?p=209 «Un tributo troppo alto è stato pagato dalla Sardegna con l’alluvione della giornata di ieri che ha portato morti e distruzione. E’ vero che ci sono cambiamenti climatici in atto, ma fra le cause principali bisogna puntare il dito contro una inadeguata pianificazione e gestione del territorio che continua a non considerare il rischio idrogeologico». Lo sottolinea Andrea Sisti, presidente del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali in seguito all’alluvione in Sardegna che ha già provocato, al momento, sedici vittime e un disperso. «Questa volta siamo di fronte a precipitazioni eccezionali, ma non è comunque possibile che in ogni periodo autunnale – dice Sisti -, quando le precipitazioni sono in parte prevedibili, si sia a discutere sulla mancata prevenzione, di chi siano le responsabilità e probabilmente dell’inutilità delle norme, con il risultato sempre nuovi disastri ambientali, oltre in primis alla perdita di vite umane. Siamo un Paese dove all’organizzazione del territorio, purtroppo, si antepone la fatalità». Il CONAF ed i dottori agronomi e dottori forestali della Sardegna – oltre ad esprimere un profondo cordoglio per le vittime – stanno già effettuando un primo monitoraggio nelle aree rurali colpite dall’alluvione, mettendosi a disposizione delle istituzioni locali e della Protezione Civile pronti a collaborare in termini di capitale umano da impiegare per fronteggiare, in tempi rapidi, la fase del censimento dei danni, in modo particolare sul territorio rurale, come è stato fatto anche in Maremma nell’alluvione 2012. «L’isola – afferma Corrado Fenu, consigliere CONAF – è interamente devastata, non solo le città ma anche e soprattutto le campagne. La Gallura, il Nuorese e il Medio Campidano le zone più colpite finora, ma ovunque ci sono frane, smottamenti e paesi isolati – precisa Fenu. E se nel caso di Olbia le ragioni si spiegano con un accentuato disordine urbanistico e nell’urbanizzazione ‘forzata’, nel resto della Sardegna il territorio è in gran parte dimenticato dai privati e dalle amministrazioni pubbliche. Spesso viene meno la manutenzione ordinaria delle sistemazioni idraulico agrarie, mentre i piccoli comuni hanno difficoltà a gestire i piani di Protezione civile. Alcuni Comuni non hanno nemmeno i piani ‘stessi’, non sanno dove le persone si devono riunire in caso di estrema emergenza, come questa». Situazione drammatica anche nelle campagne: «L’abbandono dei percorsi rurali nelle zone dove si dovrebbe attuare la salvaguardia del territorio – aggiunge Fenu – provaca i conseguenti danni nelle aree a valle dove si hanno così fenomeni di flussi idrici incontrollati. Il settore della zootecnia e della pastorizia conta già danni ingenti». «Questi fenomeni naturali – spiega Ettore Crobu, presidente della Federazione dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Sardegna – pur essendo conosciuti non sono mai stati presi in considerazione nella pianificazione territoriale. Tutti gli interventi nel territorio vengono eseguiti tenendo in considerazione la media della serie storica delle precipitazioni e non la precipitazione massima rilevata nel tempo. Le conseguenze sono visibili da tutti: fenomeni erosivi molto intensi nelle aree a forte pendenza senza alcuna sistemazione idraulica per la difesa del suolo». E poi prosegue Crobu: «Per quanto attiene il limite di edificabilità di 150 metri dalle fasce pluviali, bisogna considerare che le aree che insistono sulle alluvioni recenti devono essere tutelate integralmente senza limiti, le alluvioni recenti sono le normali casse di espansione di fiumi e torrenti per cui non sono edificabili per l’alto riconosciuto rischio di inondazione; sono le aree con i suoli più fertili adatti alla coltivazione della gran parte di colture erbacee ed arboree». Il CONAF ritorna sul tema del consumo del suolo: «Servono strumenti finanziari finalizzati alla realizzazione di opere di manutenzione del territorio – prosegue il presidente Sisti –  in grado di inserire diritti ecologici e paesaggistici che devono sostituire gli oneri di urbanizzazione. Dobbiamo riqualificare i centri abitati nell’ottica di una interconnessione con il territorio circostante. Un’operazione non più procrastinabile che deve necessariamente portare a cambiare i sistemi di tassazione sul territorio per migliorare la qualità degli insediamenti. Le amministrazioni comunali e gli enti preposti devono essere obbligati con questa modalità di contribuzione a fare interventi per la salvaguardia del territorio e non deturparlo».

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Dalla montagna nuove attività e opportunità professionali //www.af-online.it/banner-daf/ Mon, 22 Jul 2013 11:20:18 +0000 //www.af-online.it/?p=70 foresta_6  di Graziano Martello, consigliere CONAF Nei territori della montagna alpina ed appenninica, si sono sviluppate negl Continua a leggere ]]> foresta_6

di Graziano Martello, consigliere CONAF

Nei territori della montagna alpina ed appenninica, si sono sviluppate negli ultimi anni, attività che potremmo definire secondarie ma che in alcune realtà assumono risvolti sempre più importanti dal punto di vista economico. Si tratta di attività legate al turismo ed al tempo libero, che interessano in maniera specifica le superfici “forestali”, interagendo con la foresta e determinandone richieste d’uso non tradizionali, tali da rendere necessario un approccio normativo e regolamentare tutto da definire. Fino ad oggi le attività turistiche avevano interessato i territori “aperti” attraverso insediamenti o strutture dedicate, che hanno determinato un consumo di territorio, con “usi del suolo” alternativi e legati alle attività tradizionali attraverso fenomeni di coesistenza e/o di sostituzione. Villaggi turistici, alberghi, seconde case, infrastrutture sciistiche e sportive in senso generale. Alla monocultura turistica – per l’estate: aria fresca, pura, passeggiate, prodotti secondari del bosco (funghi, piccoli frutti); per l’inverno: sci (soprattutto alpino) – si va sostituendo una serie di attività che determinano un uso più intenso del tempo libero stesso. Questo è comprensibile anche in relazione alla mutata (ridotta) durata dei periodi di vacanza, al diverso livello di vita del cittadino medio e, non ultimo, alla crisi economica dell’ultimo periodo. Il turista trascorre un periodo più limitato nei luoghi di vacanza, ma richiede un uso più intenso.Quali sono queste nuove attività ed in che modo interessano la professione di dottore agronomo e dottori forestale? Si tratta di attività sempre nuove, legate molte volte all’inventiva dei singoli operatori, per cui è difficile farne un elenco coordinato. Fra le attività “ludico-sportive” che vengono esercitate nelle aree turistiche sono presenti: arrampicata su roccia e ghiaccio; biciclette anchediscesa (downhill); cani da slitta; escursionismo; freeride; giochi all’aperto (giochi di guerra); orientering; parchi avventura; racchette da neve; sci; sci alpinismo; sentieristica; slitte; speleologia; torrentismo. Alcune di queste attività necessitano di una regolamentazione e di una delimitazione territoriale che presuppongono un assetto programmatorio, non ancora codificato nei vari livelli di pianificazione territoriale. Dal punto di vista del diritto, inoltre, il più delle volte le proprietà dei terreni appartengono a soggetti non interessati dalle attività, vuoi perchè pubblici, vuoi perchè non presenti (terreni estremamente parcellizzati, con molti comproprietari, molti all’estero) e con limitazioni d’uso (usi civici, regole, comunanze). È naturale che la professionedel dottore agronomo e del dottore forestale sia interessata trattandosi di attività che si svolgono sul territorio e determinino l’uso delle risorse naturali; oltretutto sono determinanti aspetti urbanistici, paesaggistici, ambientali ed estimativi. Il Dipartimento Foreste ed Ambiente del CONAF sta portando avanti un’indagine conoscitiva nelle diverse realtà regionali italiane, con l’obiettivo di giungere ad un documento di indirizzo, che fornirà la base per la formulazione degli standard prestazionali sul tema. Alla luce di questa attività ed in attesa di una codifica, che le Amministrazioni interessate (Regioni e Provincie Autonome) stanno predisponendo, proponiamo uno schema di approccio metodologico, peraltro testato in alcune situazioni concrete. La tendenza dei promotori delle iniziative e dei costruttori-installatori è quella della banalizzazione delle problematiche (urbanistiche, ambientali e civilistiche): ci troviamo così, il più delle volte, a dover intervenire su situazioni difficili, con aspetti pregiudiziali e con rapporti fra le parti interessate, ormai compromessi. In effetti gli interventi necessari per queste attività sono alquanto limitati, almeno ai sensi del DM 380/2001 e smi, e con ridottissime trasformazioni dello stato dei luoghi. Abbiamo, tuttavia, un complesso rapporto con il sistema territoriale: accesso ai luoghi (parcheggi?), esclusività d’uso, necessità di cartellonistica illustrativa ed informativa. Un esempio su tutti: posto che si possa percorrere un sentiero con la bicicletta, è possibile indicare un senso di percorrenza? Nel caso del downhill (discesa con le biciclette) questo diventa estremamente pregiudizievole, in quanto come posso impedire ad un escursionista generico di percorrere lo stesso sentiero? È ovvio, quindi, che dovremmo trovare degli accorgimenti e dei percorsi metodologici che, in attesa di normative valide a livello nazionale o regionale, permettano di predisporre in modo opportuno tali percorsi. Un corretto percorso metodologico dovrebbe considerare questi aspetti ed avere i seguenti contenuti: definizione dell’aspetto urbanistico (NTA, compatibilità); definizione dell’aspetto paesaggistico; definizione dell’aspetto ambientale (rete natura 2000, modalità di gestione forestale); disponibilità dei terreni (usi civici, servitù); valutazione economica (indennità, canoni); convenzioni (soggetti interessati, durata, modalità); specifiche tecniche degli elementi costruttivi; regolamento d’uso (comportamenti, limiti); responsabilità civile (soggetti interessati, accompagnatori, assicurazioni). Gli strumenti tecnici da impiegare ed il grado di definizione degli aspetti progettuali saranno rapportati al sistema territoriale ed all’importanza economica degli interventi e delle attività. A volte potrebbe essere opportuno proporre delle varianti urbanistiche (con procedure semplificate, dove possibile), altre volte è sufficiente un’adeguata convenzione. Riteniamo quindi che sia importante che tutti gli aspetti sopraindicati vengano presi in considerazione, anche se in modo non rigido ma adeguato alle specifiche realtà e situazioni.

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Fermare il consumo del suolo e introdurre strumenti finanziari per la manutenzione del territorio //www.af-online.it/fermare-il-consumo-del-suolo-e-introdurre-strumenti-finanziari-per-la-manutenzione-del-territorio/ Mon, 12 Nov 2012 17:28:08 +0000 //www.af-online.it/?p=274 «Non è possibile che in ogni periodo autunnale, quando le precipitazioni più o meno intense sono normali e prevedibili si sia a discutere della mancata prevenzione delle responsabilità e probabilmente dell’inutilità delle norme, e si rischino sempre nuovi dissesti idrogeoligici. Siamo un Paese dove all’organizzazione del territorio, purtroppo, si antepone la fatalità» Lo sottolinea il presidente del CONAF(Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali) Andrea Sisti, in queste ore difficili per molte regione italiane a causa del maltempo che sta mettendo a dura prova Toscana e Umbria in particolare, con frane, smottamenti, paesi e famiglie evacuate.

«Sul consumo di suolo servono anche strumenti finanziari finalizzati alla realizzazione di opere di manutenzione del territorio in grado di inserire diritti ecologici e paesaggistici che devono sostituire gli oneri di urbanizzazione – aggiunge Sisti -. Dobbiamo riqualificare i centri abitati nell’ottica di interconnettere e interconnetterle con il territorio circostante. Un’operazione non più procrastinabile che deve necessariamente portare a cambiare i sistemi di tassazione sul territorio per migliorare la qualità degli insediamenti. Le amministrazioni comunali e gli enti preposti devono essere obbligati con questa modalità di contribuzione a fare interventi per la salvaguardia del territorio e non deturparlo».

«E’ necessario ripensare l’approccio alla pianificazione e alla progettazione in un’ottica integrata e di cooperazione – aggiunge la vicepresidente CONAF Rosanna Zari- ; non solo bisogna pensare al riuso delle strutture produttive e residenziali ma anche alla loro demolizione e quindi, conseguentemente, alla riorganizzazione dei modelli insediativi e produttivi. Nel nostro settore agro-silvo-pastorale, dobbiamo fare in modo che gli strumenti di programmazione e sviluppo delle filiere produttive siano basati sulle riorganizzazione del territorio, consentendo alle attività produttive di svolgere appieno quelle funzioni di presidio del territorio che hanno consentito la costruzione e il mantenimento del paesaggio e la relativa identità delle comunità locali e, al tempo stesso, la prevenzione rispetto alle calamità naturali».index

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«A Messina ancora vittime per mancanza di prevenzione» //www.af-online.it/a-messina-ancora-vittime-per-mancanza-di-prevenzione/ Wed, 23 Nov 2011 17:23:43 +0000 //www.af-online.it/?p=269 «Prima le Cinque Terre, poi Genova, oggi l’alluvione di Messina. Ancora cronache di morti e distruzione nelle città e nelle campagne. Ancora una volta la causa è la mancanza di prevenzione: è necessaria, nel più breve tempo possibile, una legge che fermi il consumo di suolo e introduca strumenti finanziari finalizzati alla realizzazione di opere di manutenzione del territorio in grado di inserire diritti ecologici e paesaggistici che devono sostituire gli oneri di urbanizzazione».

Lo sottolinea Andrea Sisti, presidente del CONAF (Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali), in occasione dell’alluvione che ha colpito nelle ultime ore la città di Messina, con conseguenze ancora una volta tragiche.

«Non c’è più tempo da perdere – aggiunge il presidente Conaf, Sisti – occorre invertire la rotta, altrimenti non ci sarà sviluppo senza territorio. Dobbiamo riqualificare le città nell’ottica di interconnettere e interconnetterle con il territorio circostante. Un’operazione non più procrastinabile che deve necessariamente portare a cambiare i sistemi di tassazione sul territorio per migliorare la qualità degli insediamenti. Le amministrazioni comunali e gli enti preposti – è l’appello di Sisti – devono essere obbligati con questa modalità di contribuzione a fare interventi per la salvaguardia del territorio e non deturparlo». index

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