Sviluppo rurale sostenibile – Coltiv@laProfessione //www.af-online.it Solo un altro sito WordPress Sun, 07 Jan 2018 03:55:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.5.32 Ricerca per aumentare competitività e aprire a nuovi mercati //www.af-online.it/ricerca-per-aumentare-competitivita-e-aprire-a-nuovi-mercati/ Mon, 23 Sep 2013 17:08:32 +0000 //www.af-online.it/?p=168 mario_guidi_presidente_confagricoltura_2011 Intervista al presidente di Confagricoltura Mario Guidi Quali prospettive per l’agricoltura italiana in relazio]]> mario_guidi_presidente_confagricoltura_2011Intervista al presidente di Confagricoltura Mario Guidi

Quali prospettive per l’agricoltura italiana in relazione alla nuova PAC sul tema dell’innovazione e del trasferimento alle aziende agricole?

Ricerca e innovazione possono avere un ruolo importante nel raggiungimento di uno degli obiettivi della Pac, che è l’aumento della produttività agricola. La stessa Commissione europea ha giustamente promosso un Partenariato europeo per l’innovazione (PEI) tra gli strumenti per attuare la strategia di Lisbona “Europa 2020”, dedicato alla produttività e alla produzione agricola con metodi sostenibili. Il PEI si configura come una rete tra imprese e altri soggetti protagonisti del mondo della ricerca e dell’innovazione, comprese le organizzazioni agricole di rappresentanza, e ci auguriamo possa effettivamente diventare un modello integrato tra mondo scientifico, accademico, istituzioni e imprese, per un reale progresso del sistema agricolo verso nuovi traguardi.

Quanto arriva della ricerca in agricoltura alle aziende agricole oggi e se vi siano prospettive di miglioramento?
In Italia il rapporto tra ricercatori e impresa è stato lasciato alla buona volontà dei singoli e quindi è stato del tutto episodico. è invece necessario che il mondo produttivo sia collegato in maniera strutturata a chi fa ricerca, sia nella fase della creazione dell’innovazione, raccogliendo le istanze le istanze degli imprenditori, sia in quella, importantissima, della divulgazione e della diffusione delle innovazioni, che spesso in agricoltura non sono commerciali e quindi hanno ancora di più bisogno di essere conosciute e diffuse. Per fare questo non servono risorse, ma solo indirizzi politici per ricostruire un rapporto che è venuto meno nel tempo e che invece è essenziale per costruire una rete di conoscenze al servizio della crescita e dell’occupazione.

Qua’è il rapporto fra innovazione e mercato in generale? Ed in particolare quali sbocchi di mercato per le nuove produzioni o prodotti?
In tutti i settori è scontato che la ricerca debba migliorare i processi e i prodotti, debba aumentare la competitività e aprire a nuovi mercati. In agricoltura, invece, la ricerca è stata soprattutto indirizzata verso modelli produttivi più sostenibili. E questo ha prodotto risultati importanti. L’agricoltura oggi è già protagonista della green economy proprio attraverso le innovazioni di processo e di prodotto (si pensi all’enorme sviluppo delle rinnovabili), mentre ha bisogno di nuove scoperte nel campo dei mezzi tecnici e del miglioramento genetico, per prodotti sempre più vicini alle esigenze del cliente e del consumatore. Se la ricerca si concentrerà sulle reali esigenze delle imprese in funzione del mercato, ci saranno certamente maggiori opportunità per le nostre produzioni.

Rapporto Confagricoltura e professionisti anche nella prospettiva del trasferimento dell’innovazione?
La collaborazione con i professionisti non solo è auspicabile, ma è fondamentale per avviare quel processo virtuoso di avvicinamento tra ricerca e imprese. Inoltre occorre investire di più nel collegamento tra enti ed istituti di ricerca, imprese ed altri soggetti, come le rappresentanze delle professioni, che possono svolgere un positivo ruolo meta-direzionale per lo sviluppo dell’innovazione. Poiché, complice la scarsa dotazione finanziaria, l’attività dei centri di ricerca rischia di concentrarsi sulle opportunità di finanziamento più che sulle esigenze delle imprese, che rimangono inespresse. A tale
riguardo vanno meglio utilizzati i contratti di rete coinvolgendo non solo gli imprenditori agricoli, ma anche gli investitori privati.

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Non c’è economia senza agricoltura //www.af-online.it/non-ce-economia-senza-agricoltura/ Mon, 23 Sep 2013 17:03:24 +0000 //www.af-online.it/?p=161 images di Nicola Santoro FIDAF-Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali Negli ultimi decenni, nei Paesi in via di]]> imagesdi Nicola Santoro FIDAF-Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali
Negli ultimi decenni, nei Paesi in via di industrializzazione, ogni prospettiva di sviluppo ha portato ad una crescente marginalizzazione del settore agricolo, considerato “segno del passato”. Si è ridotto enormemente, così, il peso economico e sociale dell’agricoltura, ma nessuno ha colto pienamente le conseguenze di questa superficiale disattenzione. L’agricoltura è, infatti, il settore che più di ogni altro potrà e dovrà contribuire alla sopravvivenza della umanità e ai suoi necessari, nuovi equilibri sociali. Naturalmente sarà una agricoltura adeguata alle più complesse esigenze ambientali e alle nuove opportunità tecnologiche, superando definitivamente i limiti tradizionali, che ci ricordano il “contadino con il suo campo”. Una figura ormai romantica, da tempo superata. Se nel 1800 fu raggiunto il primo miliardo di abitanti del pianeta, oggi siamo oltre i 7 miliardi. Se la fame nel mondo è così diffusa e grave non è colpa solo di ingiustizie sociali, ma evidentemente anche di una inadeguatezza dei diversi sistemi agricoli praticati. Occorre comprendere che la crescente, futura necessità alimentare del genere umano dovrà essere affrontata con un aumento adeguato della capacità produttiva dell’agricoltura. Saranno necessarie nuove misure politiche ed economiche, per realizzare obiettivi dai quali non si potrà prescindere. Non vi è dubbio che l’imprenditore agricolo è il primo interessato alla difesa e alla valorizzazione del suo territorio. Ma così difende anche l’ambiente in cui viviamo. Il territorio abbandonato a sé stesso e alla incuria umana non può che andare incontro a disastri naturali sempre più frequenti. E l’agricoltura già svolge – e sempre più dovrà svolgere – un ruolo essenziale per prevenire distruzioni e danni. In Italia – fino a metà del ‘900 – il 60% della ricchezza prodotta veniva dal settore primario. L’industrializzazione, nel secondo dopoguerra, l’ha velocemente ridotta, come era giusto che fosse, dato che una ripartizione più equilibrata è necessaria per dare concretezza e prospettive alla economia di un Paese. Ma ora siamo a un ribaltamento eccessivo e, per fortuna, si comincia ad avvertire che è stata una inopportuna e dannosa esagerazione. Avere più economia agricola vuol dire anche avere maggiori spazi per il lavoro, per l’occupazione. Se l’agricoltura ha l’esigenza di sviluppo imposta dal dovere di nutrire tutti, l’industria e i servizi avranno molti e in gran parte non prevedibili nodi da sciogliere. In questo quadro, il settore agricolo ha molte probabilità di ridiventare un punto di sostegno economico e sociale per molti paesi. Certo, anche l’agricoltura dovrà ulteriormente rinnovarsi e dotarsi di mezzi, strumenti, principi che possano renderla sempre più efficiente. Le non procrastinabili iniziative richiedono collaborazione convinta tra tutti gli enti, le organizzazioni, i soggetti interessati – adeguatamente coordinati – per il perseguimento di obiettivi finalizzati a
favorire l’interesse generale e a penalizzare politiche egoistiche, miopi o di parte. Avviare una ripresa della ricerca non frazionata tra enti indipendenti e scollegati, ma coordinata sul piano nazionale ed europeo – con la contestuale, tempestiva e organizzata comunicazione dei risultati agli operatori del settore – costituisce fattore fondamentale per una ripresa dello sviluppo agricolo, nell’interesse del Paese.

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Una sfida per il trasferimento tecnologico e l’innovazione in campo agronomico ed agroalimentare //www.af-online.it/una-sfida-per-il-trasferimento-tecnologico-e-linnovazione-in-campo-agronomico-ed-agroalimentare/ Mon, 23 Sep 2013 16:49:49 +0000 //www.af-online.it/?p=146 index di Massimo Iannetta, Responsabile ENEA Unità Tecnica “Sviluppo Sostenibile ed Innovazione del Sistema Agro-ind]]> indexdi Massimo Iannetta, Responsabile ENEA Unità Tecnica “Sviluppo Sostenibile ed Innovazione del Sistema Agro-industriale

Fin dalla fine degli anni ’50 l’ENEA è impegnato in attività di ricerca e di innovazione tecnologica nel settore delle biotecnologie, del sistema agroalimentare e ambientale fin dagli anni ’50 ed ha conseguito in tale ambito significativi risultati in termini scientifici ed economici, quali i brevetti relativi alla costituzione di nuove varietà vegetali di indubbio successo nazionale e internazionale (Rossi L., 2010)».

Il Centro Servizi Avanzati per l’Agro-industria (CSAgri) dell’ENEA

Per dare pratica attuazione al mandato ricevuto nell’ambito della legge istitutiva dell’Agenzia ENEA, l’Unità Tecnica Sviluppo Sostenibile ed Innovazione del Sistema Agro-industriale (UTAGRI) persegue obiettivi di innovazione del sistema produttivo agro-industriale nazionale per ottenere prodotti alimentari di qualità sempre crescente e competitivi, attraverso processi più sostenibili, più efficienti in termini energetici e più sicuri per la salute dei consumatori. Il conseguimento di tali finalità richiede una sempre maggiore integrazione con le imprese che operano all’interno delle diverse filiere agro-alimentari, per una migliore attività congiunta di ricerca applicata e di produzione di innovazione in un settore strategico per l’economia del nostro Paese. Un miglior collegamento tra mondo della ricerca, imprese e territorio (amministrazioni centrali e periferiche), potrebbe migliorare le suddette performance. A tal fine è stato costituito il Centro Servizi Avanzati per l’Agro-industria (CSAgri) allo scopo di rendere disponibile alle Imprese il patrimonio ENEA di competenze qualificate e di infrastrutture di R&S (Laboratori, Impianti e Strumentazioni) a sostegno di azioni di interesse congiunto nello specifico settore. Il Progetto si rivolge anche alla Pubblica Amministrazione, centrale e territoriale, interessata a valutare, sperimentare ed acquisire direttamente tecnologie innovative sviluppate da PMI e organismi di ricerca e/o a sostenere specifiche iniziative pubblico-private. Il Progetto si inquadra anche nel solco delle raccomandazioni che giungono dall’Europa. La Commissione dell’Ue ha presentato il 14 ottobre 2011 una comunicazione strategica sul rafforzamento della competitività dell’industria (COM 2011/642). Tra le misure per la competitività proposte dalla Commissione Ue si indica esplicitamente la necessità di fornire supporto ai servizi innovativi in base a risultati misurabili e contribuire al partenariato per l’innovazione nonché a progetti di dimostrazione su vasta scala».

I servizi alle imprese
Secondo la Commissione Ue, rivestono sempre maggiore importanza come fonti d’innovazione, di nuove tecnologie e di miglioramento del rendimento. Questi servizi si sono integrati alle catene di valorizzazione di altre branche di attività mediante i consumi intermedi, la produzione di conoscenze e flussi tecnologici, il che rappresenta un’opportunità per il settore manifatturiero europeo di aprire nuovi mercati e trovare nuove fonti di reddito per i prodotti. La Relazione sulla competitività 2011, che è alla base della suddetta comunicazione strategica, ha posto grande rilievo al ruolo dei knowledge-intensive business services (KIBS) per la prossima Programmazione Europea
2014-2020 (Horizon 2020).

Le finalità dell’iniziativa
Le finalità del Centro Servizi Avanzati per l’Agro-industria (CSAgri) dell’ENEA sono:

1 > Favorire l’investimento in R&S da parte delle PMI, da realizzare attraverso
le seguenti azioni:
a) Sostegno alla domanda di innovazione delle imprese PMI – messa a disposizione di facilities della ricerca (strumentazioni e impianti) e di servizi tecnologici avanzati, allo scopo di sviluppare congiuntamente approcci e soluzioni innovative volti al superamento di problematiche specifiche della filiera produttiva e a facilitare la qualificazione e la
certificazione delle produzioni alimentari;

b) ricerca collaborativa – finanziamento di progetti di R&S portati avanti dalle piccole e medie imprese in collaborazione con ENEA. 2 > Partecipazione di PMI a bandi europei e nazionali e attivazione di reti di impresa, networking interregionale e transnazionale, da realizzare attraverso le seguenti azioni: a) partecipazione di PMI a bandi europei e nazionali – realizzazione di un servizio di supporto alla partecipazione, anche congiunta ad ENEA, delle PMI a progetti di R&ST e trasferimento tecnologico a livello europeo
e nazionale, tramite interventi di informazione, formazione e assistenza a livello locale e internazionale. b) reti di impresa e networking interregionale e transnazionale – creazione
di un sistema di collaborazione permanente tra imprese e tra imprese e operatori della ricerca attraverso partenariati nazionali ed esteri, cluster interregionali e di imprese e business/research social networking;
3 > Creazione di imprese innovative , da realizzare attraverso le seguenti azioni: a) creazione di imprese spin-off e start up a partire da idee innovative; miglioramento della competitività di impresa – realizzazione di progetti di innovazione di PMI interessate ad avviare processi di rinnovamento e/o avanzamento tecnologico;b) creazione di nuove imprese di interesse della Pubblica Amministrazione – sostegno ad iniziative pubblico-private dedicate alla Pubblica Amministrazione, centrale e su base territoriale, interessata a sperimentare ed acquisire direttamente tecnologie innovative sviluppate da PMI e organismi di ricerca.

Il modello operativo proposto ed i servizi offerti
Il CSAgri opera attraverso la collaborazione con Federalimentare,  che svolge un importante ruolo di networking nell’ambito delle PMI dell’agro-industria ed il Consorzio partecipato ENEA In.Bio, incubatore di imprese innovative. I prodotti ed i servizi che il CSAgri è in grado di offrire alle imprese agro-alimentari, interessate allo sviluppo di specifici filoni di ricerca e di approfondimento delle proprie attività, sono di seguito brevemente riassunti: Prestazione di Servizi Scientifici e Tecnologici Avanzati;  Prestazione di Servizi di Consulenza; Incubazione di nuove imprese innovative; Ospitalità di soggetti terzi, anche per ricerca collaborativa. E’ in corso il coinvolgimento di altre entità
pubbliche e/o private nel rapporto di collaborazione con il CSAgri.

Lo scenario economico
Il reperimento delle risorse economiche necessarie all’attuazione del Progetto fanno riferimento ai seguenti strumenti e ad altri che saranno successivamente individuati: redito d’imposta e riduzione del cuneo fiscale istituito con “Legge di stabilità 2013” a favore delle
imprese che finanziano progetti di ricerca con Università o Enti pubblici di ricerca e organismi di ricerca; bandi internazionali, nazionali e regionali per la realizzazione di progetti congiunti pubblico-privati; sfruttamento della proprietà intellettuale; committenza pubblica.

Conclusioni
Le problematiche connesse alla produzione di alimenti e quindi al sistema agricolo ed agroindustriale, necessitano, per essere affrontate, di una prospettiva multidisciplinare. Un approccio integrato che consideri non solo la produzione primaria degli alimenti, legata all’agricoltura, la sua trasformazione industriale, la distribuzione ma anche la questione energetica, l’ambiente, l’alimentazione, la nutrizione e le abitudini alimentari dei consumatori. Occorre pertanto sviluppare ed implementare tutte le cosiddette Best Available Technics finalizzate al miglioramento delle performance di filiera, come ottimizzare l’uso degli input di produzione agricola; recuperare e valorizzare i reflui ed i
residui agricoli e zootecnici; promuovere nuovi modelli di produzione e consumo; innovare i processi di trasformazione industriale, i prodotti e il packaging; migliorare la logistica intermodale per il trasporto dei prodotti agro-industriali; ridurre le perdite agricole e gli sprechi alimentari. Ancora più importante nel rapporto con le imprese ed il territorio è
l’individuazione e la rimozione delle barriere tecniche, economiche, normative, burocratiche, sociali e culturali che limitano l’adozione dell’innovazione orientata alla Green Economy. E’ in questo ambito che i dottori agronomi e forestali giocano un ruolo strategico nell’intercettare le criticità e le inerzie del sistema e, avendone gli strumenti professionali e culturali, attivarsi per rimuoverli, favorendo processi virtuosi di trasferimento tecnologico ed innovazione.

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Ricerca: reti di eccellenza per aggregare risorse e conoscenze //www.af-online.it/ricerca-reti-di-eccellenza-per-aggregare-risorse-e-conoscenze/ Mon, 23 Sep 2013 16:38:51 +0000 //www.af-online.it/?p=138 gobbettimarco Intervista a Marco Gobbetti, presidente dell’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie (Aissa]]> gobbettimarcoIntervista a Marco Gobbetti, presidente dell’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie (Aissa)

Più ricerca in agricoltura e più qualità della ricerca. L’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie (AISSA) di cui lei è presidente ha recentemente realizzato un documento nella direzione di una valutazione della qualità della ricerca. Con quali obiettivi presidente Gobbetti?

Ricerca al passo con i tempi e migliore qualità della stessa sono obiettivi imprescindibili di qualsiasi area delle scienze, ivi inclusa l’agricoltura. L’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie, che è utile ricordare rappresenta quasi 3500 ricercatori e, quindi tutti o quasi gli operatori della ricerca in questo settore, ha recentemente proposto un documento che vuole nel contempo evidenziare gli elementi critici che non consentono lo sviluppo delle potenzialità del settore e riportare linee di indirizzo per una gestione più proficua degli esigui fondi a disposizione. Il documento è stato, appunto, promosso da
chi sul campo, in maniera oggettiva e tangibile, osserva l’inefficienza del sistema. L’obiettivo dovrebbe essere quello di individuare temi di ricerca aggreganti, senza inutili dispersioni, promuovere reti di eccellenza che fungano da traino per l’intera comunità e riconoscere secondo criteri meritocratici i risultati di eccellenza, destinando in tal
senso risorse il cui positivo sfruttamento è quasi sicuro.

A differenza degli altri Paesi europei, diminuisce la quota del PIL che l’Italia indirizza su ricerca e innovazione e di conseguenza la spesa nella ricerca. A quali ripercussioni e conseguenze l’agricoltura italiana può andare incontro se non c’è un’inversione di tendenza?

E’ ovvio ed accettabile che il contesto di crisi economica generale si rifletta anche nell’ambito della ricerca. Non è accettabile che la ricerca debba essere uno dei settori più colpiti, così come non è lecito dimenticare l’importanza economica del settore agro-alimentare per il nostro Paese. L’inversione di tendenza è forse un miraggio, ma
sicuramente un arresto di questa tendenza con uno attento sguardo alle potenzialità del settore è possibile. Una riflessione, in questo contesto, merita anche la cattiva gestione dei fondi resi disponibili dall’Unione Europea. Lentezza, burocratizzazione e gestione non
sempre ottimale di queste risorse hanno prodotto risultati della ricerca notevolmente inferiori alle potenzialità dei progetti e dei ricercatori. Ovviamente, se la ricerca nel settore non fornirà risultati trasferibili, per fare alcuni esempi, sarà sempre più difficile la difesa dell’enorme patrimonio agro-alimentare italiano, saranno sempre maggiori i casi di imitazione dei prodotti alimentari da parte di paesi esteri, sarà sempre più problematico rispondere a logiche di mercato che prevedono l’estensione della vita commerciale e la differenziazione dei prodotti, e sarà impensabile sviluppare innovazione di processo
e prodotto.

Criteri per la distribuzione dei fondi, valutazione e monitoraggio dei risultati. La qualità della ricerca secondo il vostro documento in che misura può passare da questi strumenti?

E’ mia convinzione che il documento in oggetto abbia ben focalizzato gli elementi di criticità. Sebbene AISSA sia fortemente in favore del processo di valutazione della qualità della ricerca, più o meno recentemente promosso dalle istituzioni ad esso deputate, non è più lecito, proprio per l’esigua disponibilità di fondi, osservare ancora la distribuzione a pioggia delle risorse, l’assenza di un’anagrafe dei risultati della ricerca e della produzione scientifica dei ricercatori,sulla base della quale orientare in parte le scelte, il monitoraggio
esclusivamente ex-post dei progetti di ricerca, il reclutamento su base volontaria dei valutatori di progetto e per alcuni ambiti la scarsa propensione al trasferimento tecnologico. AISSA ha proposto una serie di strumenti e linee di azione sulla base dei quali è disposta a dare un contributo alle istituzioni, accettando il principio che per rendere competitivo un settore è altrettanto opportuno premiare i migliori risultati, così che essi rappresentino uno stimolo per la crescita dell’intera area di ricerca.

L’internazionalizzazione della ricerca quali prospettive potrebbe aprire nel medio e lungo termine?

Se si vuole stare al passo con i tempi non è più lecito prescindere dall’internazionalizzazione della ricerca, anche per quei settori che con maggiore difficoltà hanno iniziato tale processo. In questo ambito, la mia visione è si quella di favorire collaborazioni con istituzioni estere di prestigio e di promuovere il soggiorno dei nostri ricercatori all’estero, ma è anche quella di invertire una tendenza consolidata, attraendo la permanenza di ricercatori stranieri presso alcune nostre istituzione che hanno acquisito particolare considerazione scientifica. Cioè, internazionalizzare i nostri centri di ricerca. Purtroppo, ad oggi non siamo competitivi, non per i risultati che riusciremmo a garantire,
ma per l’esiguità del trattamento economico che saremmo in grado di assicurare, molto al di sotto della soglia media europea.

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C.R.A. la ricerca che fa crescere il paese //www.af-online.it/c-r-a-la-ricerca-che-fa-crescere-il-paese/ Mon, 23 Sep 2013 16:23:53 +0000 //www.af-online.it/?p=125 image82-350x225 di Giuseppe Alonzo, Presidente C.R.A. Il “Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura”, CRA, è]]> image82-350x225di Giuseppe Alonzo, Presidente C.R.A.

Il “Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura”, CRA, è il quarto ente pubblico, nazionale, di ricerca per numero di operatori ed è l’unico a possedere competenza generale nel settore agricolo, agro-alimentare, agro-industriale, ittico e forestale. Il CRA opera con autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria. E’ articolato in un’amministrazione centrale con sede a Roma e in 47 Strutture di ricerca (15 centri e 32 unità) dislocate su tutto il territorio nazionale. In funzione delle proprie specificità, le strutture CRA afferiscono a quattro dipartimenti: il Dipartimento di Biologia e Produzioni Vegetali, il Dipartimento di Biologia e Produzioni Animali, il Dipartimento di Trasformazione e Valorizzazione dei prodotti Agro-Industriali e il Dipartimento di Agronomia, Foreste e Territorio. I dipartimenti svolgono compiti d’indirizzo, promozione e coordinamento delle attività di ricerca scientifiche e tecnologiche e la loro interazione sinergica permette la capillarità delle attività della rete di ricerca del CRA nella sua interezza. Il CRA si differenzia dagli altri enti di ricerca sia per la specificità della propria missione istituzionale, che per il forte legame con il territorio, da sempre esistente, stabilito e attuato mediante le proprie strutture e le aziende sperimentali. Le istituzioni di ricerca sono sempre state di grande importanza per lo sviluppo di un paese moderno e ciò è tanto più vero oggi in quanto la globalizzazione dell’economia, il rapido sviluppo di alcuni paesi come Cina e India, lo sviluppo tumultuoso della tecnologia, determinano la necessità di una maggiore capacità di competere sui mercati attraverso l’offerta di conoscenze e di quei prodotti e processi che da queste derivano. Perché tali risultati possano essere raggiunti, occorre migliorare tutte le fasi della formazione dei giovani attivando percorsi in grado di consentire ai più capaci di accedere ai livelli più alti dell’istruzione e poi ai finanziamenti per la ricerca. E’ questo infatti l’obiettivo cui puntare per migliorare la competitività culturale e quindi economica del sistema Paese. Limitando la nostra attenzione allo stato della ricerca in Italia, balza immediatamente evidente come le risorse pubbliche e private destinate al finanziamento delle attività di ricerca, siano inferiori rispetto a quelle disponibili in altri Paesi europei e certamente non sufficienti. Molto spesso, inoltre, manca ogni certezza in merito ai tempi di erogazione del finanziamento, fattore questo importante per qualsiasi tipologia di ricerca. Mancano quasi del tutto inoltre fonti di finanziamento a carattere pluriennale, modulabili in funzione degli effettivi tempi necessari alla ricerca. Occorre dunque non solo la disponibilità di adeguati finanziamenti alla ricerca ma occorre anche che tali finanziamenti consentano quei percorsi di ricerca di medio e lungo periodo in grado di fornire risultati idonei a stimolare una vera ripresa
dell’economia basata sull’innovazione di prodotti e di processi. In una situazione di oggettiva scarsità di risorse economiche, tenuta in debito conto la spesso ampia offerta di capacità di ricerca, andranno finanziate quelle ricerche maggiormente basate su attività di collaborazione interdisciplinare e dalle quali è possibile attendersi i migliori risultati. Una ricerca dunque basata sull’innovazione e la competitività che non può e non deve tuttavia fare a meno di una valutazione dei percorsi e dei risultati scientifici che sia affidata a un organismo autorevole, terzo e indipendente, con il compito di fa emergere le reali capacità e competenze dei singoli gruppi di lavoro.Se, da un lato, l’Italia sembra avere un numero di ricercatori inferiore  a quello di altri Paesi europei, si può tuttavia affermare che la produzione scientifica del nostro sistema Paese non sia inferiore a quella di Paesi a noi vicini come Francia, Germania e Inghilterra sia per qualità che per quantità delle pubblicazioni scientifiche che appaiono sulle riviste internazionali. Reclutati sotto varie forme (borsista, assegnista, contrattista, ecc.) vi è in Italia un nutrito stuolo di figure appartenenti alla galassia del precariato consistente prevalentemente in giovani che, dopo avere terminato gli studi, talvolta anche il dottorato, vengono assunti a tempo determinato per svolgere presso enti di ricerca alcune delle attività, sia esse relative alla ricerca che ad aspetti più propriamente amministrativi, previste dalle attività di un progetto di ricerca finanziato da un ente pubblico o privato. In conseguenza di ciò, il reale numero di individui effettivamente impegnati in Italia nella ricerca, lievita notevolmente. Il precario è soggetto a un’evidente incertezza nel poter definire il proprio futuro lavorativo che dipenderà, di volta in volta, dalla disponibilità di risorse economiche. Il precariato alimenta spesso pertanto un flusso di competenze in uscita dall’Italia verso Paesi in grado di garantire migliori opportunità di lavoro dovute non solo a una maggiore disponibilità di finanziamenti ma soprattutto all’esistenza di valide infrastrutture per la ricerca. Purtroppo, il fenomeno
del precariato è molto diffuso in Italia ed è in crescita tendenziale, a causa dei tagli delle assunzioni nell’Università e negli enti di ricerca pubblici. Una diretta conseguenza dell’assunzione a tempo determinato di individui a valere sui fondi per la ricerca è che questi ultimi, solo in parte, e spesso questa parte è quella più piccola, sono impiegati per le reali attività di ricerca quali l’acquisto di consumabili, l’acquisto di piccola e grande strumentazione di laboratorio, le spese per le missioni e le spese generali. Sembrerebbe dunque che, se il numero di individui effettivamente coinvolti nelle attività di ricerca è
ragionevolmente simile a quello operante in altri Paesi, si possa tuttavia parlare tuttavia di una maggiore efficienza nell’uso delle risorse economiche complessivamente disponibili. Un aspetto importante dell’attività di ricerca è la sua dimensione internazionale. Ciò significa accesso, mediante connessioni dedicate, allo scambio di dati e informazioni,
scambio di risultati scientifici, condivisione della letteratura scientifica, attivazione di sistemi di reti di elaborazione dati. Significa anche scambio di ricercatori in modo da favorire quella conoscenza diretta, necessaria perché le capacità del singolo vengano correttamente individuate all’interno della comunità scientifica di riferimento. La ridotta disponibilità di fondi per le attività di ricerca hanno sortito l’effetto di spostare le attività dalla ricerca di base a quelle attività in grado di promuovere con maggiore rapidità la capacità di innovazione e lo sviluppo tecnologico delle imprese. Sembra addirittura quasi anacronistico oggi parlare di ricerca di base, ma deve essere compreso che sia la ricerca di base che quella applicata sono necessarie componenti dello sviluppo di un Paese, del suo ruolo in un contesto internazionale, del suo futuro. E’ giusto d’altra parte riconoscere che oggi, il tempo di trasferimento dei risultati della ricer ca che nasce come fondamentale o di base a quella applicata si sono ridotti moltissimo contribuendo sinergicamente
all’avanzamento complessivo della frontiera delle conoscenze. Va riconosciuto tuttavia che, proprio la ricerca di base, è quella che produce la comprensione e razionalizzazione di fenomeni che hanno comportato i maggiori avanzamenti della scienza, della tecnologia e della cultura. In questo contesto, un esempio virtuoso rappresenta il caso degli spin-off per i quali, una appropriata miscela di risultati della ricerca, voglia di imprendere e conoscenza del mercato sono gli ingredienti che possono portare al successo d’impresa. Una politica che guardi con attenzione alla nascita di spin-off, di partecipazioni industriali
e di brevetti è assolutamente necessaria per un ente di ricerca moderno. Al riguardo, il CRA dà particolare importanza alla utilizzazione a fine d’impresa dei risultati scientifici ottenuti, non solo come occasione di lavoro per giovani ricercatori che intendano mettersi in gioco come imprenditori, ma anche come strumento per tradurre rapidamente
in innovazione le scoperte e i ritrovati derivanti dall’attività dell’ente. Il CRA ha elaborato una propria regolamentazione sullo Spin-off ed è impegnato a svolgere una azione di sostegno e supporto offrendo allo Spin-off la possibilità di un periodo di “incubazione” in un
ambiente protetto. Per favorire la crescita occupazionale e la competitività economica del Paese, per stimolare la nascita di nuove imprese che sfruttino l’innovazione di prodotto e di processo, occorre dar vita ad un nuovo modello di rapporto ricerca-sistema produttivo prevedendo un insieme di strumenti relazionali, finanziari, fiscali e normativi idonei ad agevolare e incentivare il trasferimento delle conoscenze dal mondo della ricerca a quello dell’impresa. Ecco quindi che una collaborazione attiva tra il CRA e il CONAF, può rappresentare uno strumento innovativo per far giungere le conoscenze maturate nell’ambito dei laboratori di ricerca. Per celebrare questa collaborazione, CRA e CONAF hanno stabilito di istituire la “giornata dell’innovazione”. Il 13 marzo 2013 tutte le sedi del CRA, in tutta Italia, apriranno le porte per ricevere, insieme ai rappresentanti del CONAF gli imprenditori agricoli interessati a valutare potenziali percorsi innovativi per la propria azienda. Di sicuro, occorrerà del tempo per vedere il risultato di questa iniziativa, ma ritengo che gli sforzi messi in campo oggi produrranno splendidi frutti.

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Ricerca e innovazione per aumentare la produttività //www.af-online.it/ricerca-e-innovazione-per-aumentare-la-produttivita/ Mon, 23 Sep 2013 16:17:05 +0000 //www.af-online.it/?p=118 index Produzione agricola sostenibile e di qualità; salvaguardia delle risorse naturali e prodotti agroalimentari che s]]> indexProduzione agricola sostenibile e di qualità; salvaguardia delle risorse naturali e prodotti agroalimentari che siano economicamente sostenibili. Sono alcuni dei punti del ‘Decalogo’ per il rilancio della ricerca e l’innovazione in agricoltura, fondamentale per dare impulso a tutte le filiere, in primis quella agroalimentare. Un documento in dieci punti (vedi pag. 24) per la ricerca in agricoltura, presentato a Roma, in occasione del convegno “Agricoltura domani”, riflessioni sulla ricerca e l’innovazione e organizzato dal CONAF, da Confagricoltura, da Fidaf e Unasa. Negli ultimi decenni la ricerca è stata la protagonista assoluta in agricoltura. Grazie alla ricerca è cresciuta la produttività al passo con l’aumento della popolazione mondiale: dagli anni ’60 gli abitanti del pianeta sono passati da poco più di 3 miliardi a 7 miliardi; in parallelo la produzione cerealicola è cresciuta da circa 900 a quasi 2.400 milioni di tonnellate. Praticamente nello stesso periodo la produzione di cereali è aumentata il 50 per cento più velocemente della popolazione mondiale. Il tutto con aumenti trascurabili delle terre coltivate ma soprattutto con incrementi delle rese unitarie. Nei prossimi anni – hanno sottolineato gli organizzatori del convegno – dovremmo continuare a puntare sulla ricerca, perché avremo bisogno di maggiore produzione agricola e dovremo gestire in maniera sostenibile le risorse naturali dell’ecosistema. Inoltre, poiché la percentuale media di aumento delle rese si sta riducendo, si evidenzia un calo della efficacia delle azioni di ricerca e sviluppo, che andrebbero, invece, potenziate.
CONAF, Confagricoltura, Fidaf e Unasa vogliono porre l’attenzione su alcuni aspetti critici che stanno limitando le potenzialità della ricerca e la diffusione di innovazioni nel settore delle produzioni vegetali ed animali. Tra gli altri la frammentazione e lo scarso coordinamento dei soggetti coinvolti nella ricerca agricola; la scarsa propensione a
orientare l’attività di ricerca sugli aspetti legati alla produzione ed alla produttività; il limitato collegamento tra attività di ricerca e mondo delle imprese; la minor disponibilità di risorse pubbliche e la mancanza di una valida razionalizzazione tra fonti comunitarie, nazionali
e regionali». Investimenti in ricerca Obiettivo di Europa 2020 è di aumentare sino al 3% la quota del Pil destinata a finanziare ricerca e innovazione (in tutti i settori), mentre oggi la media europea a 27 è del 2%, con Francia (2,26%) e Germania (2,82%) che superano la soglia; altri già al 3% (Svezia, Danimarca e Finlandia) e Italia, agli ultimi posti con l’1,26% e con un obiettivo fissato assai poco ambizioso (1,58%). Anche le somme impegnate sono
in calo per l’Italia per la spesa pubblica per la ricerca in agricoltura: 440,7 milioni di euro nel 2008 contro 311,1 mln / nel 2011; per una media dello 0,8% (2008-2010) rispetto valore della produzione agricola (per un totale di 1 miliardo e 108 milioni nello stesso triennio).

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